I segnali della controrivoluzione sociale e sessuale si accumulano direi di settimana in settimana nella mia percezione della realtà. Il backlash reazionario si fa sempre più inquietante.
Due settimane fa R. mi raccontava che la Goethe-Universität di Francoforte ha chiuso l’istituto di sessuologia di Volkmar Sigusch. Quella dell’istituto da lui fondato era una delle più importanti biblioteche di sessuologia al mondo. Le università tedesche stanno facendo fuori i sessantottini che hanno ancora una posizione critica, mi ha detto R.
Qualche giorno fa ho letto un’intervista dove l’intervistato diceva: stiamo vivendo un ritorno ai valori messi in discussione e superati appena una generazione fa. È una cosa ciclica. Alla rivoluzione segue la restaurazione. La generazione che cresce in questi anni forse porterà di nuovo uno slancio progressista.
E io, mi chiedo, che cazzo di ruolo ho in questo? Sono un rappresentante della decadenza del progresso che questi pezzi di merda vogliono estirpare prima che giunga alla definitiva maturazione per piantarci al suo posto i semi del loro porcodio? In che situazione di mezzo merdosa mi trovo: tra la generazione che rivoluzionò e la generazione che rivoluzionerà.
In effetti posso prendere la cosa anche meno passivamente e cercare di portare avanti, a modo mio, la revolución.
Ale