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~ Da Berlino il blog bicefalo che non parla tedesco ovvero due campagnoli veneti nella grande città.

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Archivi Mensili: giugno 2011

Senza titolo 402

19 domenica Giu 2011

Posted by tlupo in Ale, Fu Splinder

≈ 10 commenti

Lupo è malato. Gli ho chiesto se voleva che andassi a comprare due fette di quiche al banchetto di Anzengruberstraße che avevo notato ieri tornando a casa stanco da Richardplatz.
(Background info: questo weekend nel nostro quartiere c’è questo festival, 48 Stunden Neukölln, dove artisti di professione o per passione espongono e fanno cose a destra e a manca; lo visitiamo ogni anno e ogni anno ci delude)
“Ma sì, dai. Grazie”, mi dice.

Insomma, arrivo lì e il banchetto non c’è più. Provo a entrare in cortile. Seguo i poster “48 Stunden” fino all’ultimo, fissato sulla finestra di un appartamento al piano terra. Sbircio dentro e vedo una signora seduta. Quando vedi qualcuno assistere a qualcosa da seduto, il Manuale dell’asociale moderno ti consiglierebbe di fuggire a gambe levate. E io invece entro, portato dalla confusione mentale e dallo spirito della perversità. Catturato da una signora sorridente con caschetto rosso, finisco ad ascoltare un reading di poesia di una sua amica con permanente rossa e camicetta a fiori rossi. Applaudo, mi alzo per guardare le foto appese alle pareti e vengo carpito da una signora con camicia a fiori e capelli al capezzolo che mi vuol far leggere una sua poesia sugli elfi. Fingo di leggere e finisco di guardare le foto.
La prima signora mi intercetta mentre sto per uscire e mi chiede se voglio scrivere anch’io un Elfchen (poesia di 11 parole con schema fisso).
“Ci provo volentieri”.

Rote
Halsschmerzen, gestern
gab es Kuchen
hier. Heute nicht mehr.
Überrascht

“Questa sera alle sette torni a vedere quando liberiamo i palloncini con le poesie”.
“Ok, vediamo…”.

Esco e vedo che stanno riallestendo il banchetto con le quiche.

Ale

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Senza titolo 401

06 lunedì Giu 2011

Posted by tlupo in Ale, Fu Splinder

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Alla fine la festa condominiale non è stata poi così difficile da gestire. Molto più facile della festa finocchia della sera prima. I due spauracchi che mi ero figurato non si sono presentati. La spada è rimasta nel fodero; le ossa hanno retto a fatica, in certi momenti erano lì lì per cedere, ma è bastato stare seduto, osservare in silenzio e ogni tanto sbuffare una risata dalle narici.

La vicina coi capelli bianchi diventata portinaia a metà luglio si trasferirà in Franconia per accudire i genitori ottantenni. Il figlio rimane qui ed eredita lo scettro. Il chitarrista del secondo piano si è trasferito ad Amburgo e nel suo appartamento ora vive una sua amica, simpatica, con la quale ho parlato per più di mezz’ora. Lo studentello che gira video amatoriali di woodcraft ha fatto un po’ lo sbruffone. La verde giovane e intraprendente (salvo poi abbandonare le cose che pianta in giardino alla clemenza divina) mi ha fatto i complimenti per gli zaletti e mi ha chiesto la ricetta. Il vicino caduto dalle scale è stato uno spasso e un vero tesoro. Finalmente abbiamo scoperto cosa tiene nel terrario: degu. I degu sono strettamente vegetariani, non possono mangiare frutta fresca altrimenti gli viene il diabete, sono egoisti e non addomesticabili e quando apri la finestra hanno paura che un rapace scenda e se li porti via. Si è parlato dell’addio di M., la portinaia, e della cura del cortile interno, di ratti e gatti, di cantine e di solaio (“Non ho mai visto il solaio. Cazzo, nove anni che vivo qui. Lupo, uno dei prossimi giorni si va a visitare il solaio. M. dice che il postino da lì passa nel palazzo qui a fianco”) e di rifiuti ingombranti abbandonati, rumori molesti, vicini antipatici (assenti) e amministratore stronzo (assente, che con noi si è sempre comportato bene), di Kreuzberg com’era una volta, di Sassonia-Anhalt e di Berliner Schnauze. C., che la portinaia interrogata sulla sua assenza ha definito “menschenscheu”, un aggettivo che finora ho sempre sentito attribuire ad animali non umani (la prossima volta che rinnovo la carta d’identità me lo faccio inserire sotto “Segni particolari”), si è presentata molto tardi, durante la proiezione di diapositive, e si è trattenuta pochissimo: “Beh, io vado a curare gli asparagi”.

A una certa ora, anche io e Lupo abbiamo salutato e ci siamo ritirati nei nostri appartamenti (con il cavo del proiettore che attraverso il vasistas ci entrava in cucina) a guardare un film. Ali di Michael Mann. Gran bel film. Grandioso il monologo del cornerman e paroliere Drew Bundini Brown:

“… God don’t care about you, don’t care about me. In all of everything, we don’t mean nothin’. He don’t know us. We be. And that’s the onliest thing He did. But that’s good. That’s why we’re free. But free ain’t easy. Free is real, and real is a motherfucker. It eat raw meat. It walk in its own shoes. It don’t even waiver”.

Ale

Senza titolo 400

05 domenica Giu 2011

Posted by tlupo in Ale, Fu Splinder

≈ 2 commenti

Leggo un paio di pagine del secondo capitolo giusto per distrarmi, non pensare alla festa che sta per iniziare e farmi coraggio prima di buttarmici. Sfoglio un paio di pagine in avanti per vedere come inizia il capitolo successivo e trovo dei versi di Coleridge che mi descrivono alla perfezione:

The knight's bones are dust
And his good sword rust

Saranno ormai quindici anni che mi sento così? Sedici?

Ale

Senza titolo 399

03 venerdì Giu 2011

Posted by tlupo in Ale, Fu Splinder

≈ 2 commenti

Visto oggi nel supermercato bio tra casa e ufficio:

Il contadino Heinrich dichiara:
Nella nostra azienda non utilizziamo liquame o letame (compost) bovino. Come fertilizzante usiamo solo piante leguminose* (lupino, piselli, trifogli e altre piante erbacee)

* Le leguminose sono piante ricche di sostanze nutritive: proteine, vitamine e minerali (vedi Wikipedia)

Attualmente il contadino Heinrich ci fornisce:
Lattuga foglia di quercia rossa e verde
Lattuga batavia rossa e verde
Lattuga cappuccia rossa
Prezzemolo liscio e crespo
Cipolle d'inverno rosse e verdi
Barbabietole
Cavoli rapa

Ale

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