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~ Da Berlino il blog bicefalo che non parla tedesco ovvero due campagnoli veneti nella grande città.

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Archivi Mensili: marzo 2013

Stadtschaft compie 10 anni

27 mercoledì Mar 2013

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≈ 13 commenti

Il 5 aprile del 2003, a poco più di un anno dal nostro arrivo a Berlino, Lupo apriva Stadtschaft. Quanto e come è cambiata la capitale tedesca in questi dieci anni? Quanti capelli hanno perso i vostri blogger da allora? Come si è evoluto negli anni il parco lettori/commentatori del vostro blog bicefalo veneto-berlinese? Che ne sarà di noi dopo questa pausa pasquale? Se volete discutere di questi e altri temi, dei cazzi nostri e del nuovo ordine mondiale sorseggiando una Weißweinschorle, un Campari Orange o un Ramazzotti Ale, venite al Sux di Weserstraße sabato 6 aprile, attorno alle 21:00.

suxAttenzione! Di sera la saracinesca è ovviamente alzata, quindi non fissatevi troppo sugli animaletti allucinati. Cercate piuttosto l’insegna pubblicitaria Astra (illuminata).

Oh, non aspettatevi di trovarci a brindare con Wowereit, Udo Walz, Giovanni di Lorenzo e l’ambasciatore Elio Menzione. Saremo io, Lupo e altre tre persone. Con due vassoi di muffin e zaletti fatti in casa immangiati.

In chiusura, per onorare Lupo, papà del blog bicefalo, e, da neuköllnesi, il nostro quartiere avversario di Wedding, condivido con tutti voi l’ultimo video dei Jeans Team che Lupo mi ha segnalato ieri mattina: Scheiss drauf, secondo singolo dal nuovo album Das ist Alkomerz! Per non dimenticare che Berlino è e rimane prollig e per onorare questa band che quasi avevo dimenticato e che ci ha regalato Keine Melodien, Oh Bauer e, (forse) soprattutto, Das Zelt.

Oh, Bauer
Nimm mich mit
Früher Morgen
Auf die Felder
In die Sonne
Oh, Bauer
Nimm mich mit
Auf die Felder
Mit dem Glauben an den Tag
Und den Säcken voller Saat

UPDATE: Non hanno né Campari né Ramazzotti.

UPDATE 2: Doch, il Campari ce l’hanno.

Giornata difficile

25 lunedì Mar 2013

Posted by Ale in Ale

≈ 8 commenti

Ieri notte, dopo la toccata e fuga domenicale a Milano, ho dormito bene. Questa mattina mi sono svegliato ben riposato. Poi però nel corso della giornata sono più e più volte inciampato, letteralmente e metaforicamente, e ora sono sfinito.

Prendiamo, per esempio, la spedizione pomeridiana da Camp 4 per comprarmi un paio di pantaloni impermeabili per la scampagnata pasquale nella Foresta Nera (questa mattina il tizio che mi ospiterà mi ha chiamato per avvisarmi che è previsto un weekend freddo e piovoso). Ero indeciso tra un paio di costosissimi Lundhags e un copripantalone Vaude, costoso ma accettabile. I primi erano dei pantaloni tecnici da escursionismo, rinforzati e forniti in vari punti di inserti elastici in un tessuto svizzero sintetico stronzo, ma solo leggermente idrorepellenti. Discretamente brutti. Il copripantalone Vaude era orrendo e superimpermeabile, con effetto sauna in quanto il tessuto era assolutamente non traspirante. Ero molto indeciso, tanto che ho chiamato Lupo. Dopo questa lunghissima consultazione telefonica e un tira e molla eterno con la commessa, mi sono deciso per i Lundhags. Uscito dal camerino, ho notato che un tizio stava provando dei bellissimi Fjällräven…

Ho chiesto alla commessa quali fossero le loro caratteristiche — “Il tessuto è 65% poliestere 35% cotone, come i Lundhags. È questa combinazione tipicamente scandinava: sono resistenti e si asciugano in fretta. No, non sono impermeabili! Il tessuto è trattato, in questo caso con una cera, ma non sono impermeabili”. Era la terza volta che me lo diceva: solo i copripantaloni Vaude erano impermeabili — e ho provato due diversi modelli. “Sono molto freddi però… Eh, infatti, mi sembrano più estivi… primaverili… ma questi li posso portare anche così, tutti i giorni volendo”.

Alla fine, dopo tre quarti d’ora o forse un’ora in questo negozio, dopo aver totalmente perso il senso delle cose e di me stesso, ho comprato un Ruaha Fjällräven verde oliva, di cui non mi farò niente nelle foreste della Foresta Nera perché sono troppo leggeri. L’estetica ha vinto sulla praticità, Milano su Lupo. E ora vado a letto feeling miserable.

Guru

23 sabato Mar 2013

Posted by Ale in Ale

≈ 2 commenti

Durante le ultime tre settimane di lavoro in agenzia, la mia collega C. era lì lì per diventare la mia nuova guru. Nel giro di una ventina di giorni se ne è uscita con queste tre affermazioni:

– “Ma infatti! Se [i complottisti] sono così scettici nei confronti delle “tesi ufficiali”, perché poi abbracciano le teorie più strampalate senza batter ciglio?” (metà febbraio 2013)

– “No, non credo che Berlusconi parli a vanvera. Dice tutto e il contrario di tutto perché in questo modo raggiunge un numero maggiore di persone e l’elettore disattento e malinformato, qualsiasi sia la sua posizione, può sentirsi chiamato in causa e rappresentato” (metà febbraio 2013)

– “Ma no, non credo che alla cena A. farà il muso. I tedeschi in genere non portano rancore. Dopo un diverbio, una volta che hanno considerato conclusa la discussione, per loro la questione è chiusa e amici come prima” (fine febbraio 2013)

Per diventare il mio guru devi essere più logico di me (e ci vuol poco), devi essere sicuro di te senza per questo essere arrogante (o possedere la rarissima arroganza dolce), devi darmi la sensazione di leggere i quotidiani più spesso di me, devi esprimerti chiaramente, devi avere una certa manualità. Oppure devo citarti almeno tre volte nel giro di un mese parlando con i miei amici. In passato hanno ricoperto il ruolo di “mio guru” T., uno dei greci che viveva con me in Galles, S., stagista greco-tedesco di Manfredo, e, per un brevissimo periodo, R., il collega italiano vitellone al quale accenno brevemente in questo post. Come giustamente mi ricorda Lupo, il guru supremo è stato S. Assiduo lettore della Süddeutsche Zeitung, sua madre mi passò la ricetta della torta al vino rosso. Il mio coming out con lui fu uno dei più belli. Mi insegnò un modo elegantissimo di spremere la bustina del tè a fine infusione senza scottarsi le dita. Avevamo un senso dell’umorismo molto simile. Un giorno andammo assieme a fare la spesa al supermercato greco di Meraner Straße e lui mi fece dare dal commesso la feta più buona. La sua ragazza era insopportabile: ricordo una cena a casa loro come una delle più dolorose della mia vita. Dopo il suo stage da Manfredo ci siamo persi di vista. L’ho rivisto un annetto fa in quel postaccio orrendo: ci siamo salutati e abbiamo chiacchierato amabilmente una mezz’ora. Alla fine ci siamo detti: “Sentiamoci!”, e ognuno è tornato alla propria compagnia: lui al suo amico fumato, io alle colleghe che mi avevano trascinato in quell’inferno turboetero. Sì, sentiamoci: ma come, se non ci siamo scambiati né cellulare né e-mail?

Visto alla stazione di Köllnische Heide

21 giovedì Mar 2013

Posted by Ale in Ale

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bach_koellnischeheideBach dove meno te lo aspetti: in una stazione tra le più sommesse e spiritualmente periferiche della S-Bahn berlinese, tuttavia molto pratica se dalla stazione di Schöneberg vuoi raggiungere la Sonnenallee e prendere l’autobus M41 e perdi il treno della Ringbahn.

Il manifesto pubblicizza questa mostra dedicata alle Passioni (secondo Matteo e secondo Giovanni) del compositore tedesco. Interessante per chi vuole saperne di più della versione abbreviata della Passione secondo Matteo diretta da Felix Mendelssohn Bartholdy nel 1829.

11 Jahre Berlin

20 mercoledì Mar 2013

Posted by Ale in Ale

≈ 9 commenti

Ieri sera ho festeggiato l’undicesimo anniversario dell’arrivo a Berlino chez Lupo et sa femme. Kalte Muschi come aperitivo, gentilmente offerto dalla padrona di casa. Risottone di grano e zucca amorevolmente preparato da Lupo e tre crostatine di fragole da panificio biologico, annaffiati con il Sauvignon Blanc degli AC/DC a chilometro 18.000 che ho comprato qualche giorno fa da Kaufland per 6,99 euro. Calici di cristallo gentilmente offerti dal capo della signora Lupa.

11jahreSi notino fuori dalla finestra i rami di un sempreverde appesantiti da 15 cm di neve. Lupo dice che anche quando arrivammo a Berlino 11 anni fa nevicava. Una neve molto diversa da quella di quest’anno, come palline di polistirolo surgelate. Io ricordo solo il vento, le cornacchie e le lacrime.

L’ossessione milanese per l’anticipo su amici e colleghi

18 lunedì Mar 2013

Posted by Ale in Ale

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Tutti a parlare di questo gif blog berlinese: 2. Ma quest’altro è stato aperto quasi due mesi prima: 1.

Tutti e due molto rappresentativi di una certa immigrazione anglofona festaiola, comunque. Divertenti, a piccole dosi. Dopo un po’ io mi rompo ad ascoltare chi è arrivato da poco in città: quante volte ho sentito parlare di affitti berlinesi, cibo tedesco, party non-stop, burocrazia? Basta, da domani andrò ogni sera a bere una birra alla kneipe qui all’angolo e parlerò solo con clienti abituali da almeno 20 anni. Che poi quelli prima o poi attaccano con la solfa del com’era tutto meglio una volta… Oh, ma allora stattene a casa tua! E infatti. Ma dai che ieri sono anche andato al Ficken 3000! Non ho parlato con nessuno ma mi sono divertito, a modo mio (ansia sotto controllo). Pieno di anglofoni. Qui un’intervista all’organizzatore del party domenicale Pork (una cosa che non dovrei dire perché non è bello usare le persone come schermo su cui proiettare le proprie fantasie: andarci a letto assieme mi farebbe sentire come dentro uno dei miei film ossessione). La maggior parte del tempo ho ballato, osservato facce e dinamiche e guardato i film che passavano sullo schermo sopra la porta per i bagni e la darkroom: un film con Mick Jagger, l’ultima apparizione di Edie Sedgwick e Gummo. Il concerto è andato un po’ storto per vari problemi tecnici, ma il cantante ci ha messo l’anima, con il collo che gli si gonfiava e un sacco di sudore, nonostante la musica fosse neo new wave e non grindcore. Ha davvero una bella voce ed è molto coinvolgente, ma forse sforza troppo le corde vocali.

Brunch vegano al Vux

17 domenica Mar 2013

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Buonissimo! “Più o meno buono di quello del Kopps?”. Difficile fare un paragone. Il brunch del Café Vux è forse meno sofisticato, non essendoci dietro uno chef carrierato, ma nella cucina del Vux si lavora con altrettanta cura e pari amore. Ho adorato l’insalata di broccoli cotti al dente, uvetta e scaglie di mandorle (nonostante la mia avversione per la frutta nell’insalata), il “seitan limão” e la crema di faglioli bianchi e lavanda, che se non fosse stato per Lupo e M. mi sarei lasciato sfuggire. Vari tipi di pane, dolce e salato, fatto in casa e, per finire, riso Basmati bollito con cocco e cannella, mousse di prugne e brownie.

gatto_vuxUna cosa mi ha molto turbato durante questo brunch. Mentre mi servivo dal buffet non riuscivo a coordinarmi con gli altri avventori e, non so, li guardavo e mi sentivo circondato da alieni (alieni tutti “giovani e belli”). Non so cosa mi succede in questi giorni. Devo emanare delle bad vibes grosse come banane fritte africane, e infatti le persone con cui interagisco, di persona o virtualmente, si irritano molto in fretta e in un modo o nell’altro, anche solo per un attimo, mi mandano a quel paese. O forse sono io iperpermaloso in questi giorni e ogni critica mi ferisce più del dovuto? Mah. Comunque, dicevo: oggi al brunch mi sentivo come deve sentirsi un maschio super etero in un locale super frocio. Così ho detto a Lupo e M. Da onnivoro, mi vedevo come il rappresentante della maggioranza normativa e prevaricatrice. Drizzavo gli aculei come un istrice in pericolo: ero sulla difensiva sebbene nessuno attorno a me fosse ostile. E mi sono scoperto a pensare cose del tipo: guarda l’orologio in legno di quel tizio, dev’essere perché è vegano. Un po’ come l’etero che chiede al gay seduto al bar: “Ah, quindi voi omosessuali bevete solo Moscow Mule?”.

“Disorder. Disorder. Disorder!”

15 venerdì Mar 2013

Posted by Ale in Ale

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Dopo una serie di mattine in cui il primo pensiero al risveglio era dedicato alla fine della mia illusione d’amore (cantonata) e al vuoto lasciato dalla fine del lavoro in ufficio, giovedì mattina mi sono svegliato pensando a Francesco I. Più precisamente, al fatto che mercoledì sera sono stato benedetto via radio dal nuovo papa. E a quel suo: “Buona notte e buon riposo”. Non tanto il buonasera iniziale, quanto l’augurio finale mi ha colpito. E così mi sono messo a leggere i vari articoli segnalati dalla mia gay gang di Facebook: “Quando Bergoglio ballava il tango”, le ombre inquietanti del suo passato (ma anche questo), il fatto che ha avversato l’apertura del matrimonio agli omosessuali in Argentina. Non so, pensavo, sarà il ricordo di mia nonna che mi raccontava della carezza di Giovanni XXIII. Sarà quel nome: Francesco. Saranno le lodi degli insegnanti gesuiti del mio professore di Spagnolo I all’università, che dipingeva come gran pezzi di merda ma acuti e tempranti come pochi altri, ma io ho una buona sensazione riguardo a questo nuovo papa.

Poi mi sono messo a leggere un po’ di annunci di lavoro, a rispondere a qualche vecchia mail, a leggere un articolo della taz per documentarmi per quell’articolo che vorrei scrivere da mesi. Ma andiamo un attimo a vedere chi è questo Gerhard Mayer-Vorfelder… E avanti con l’ennesima immagine buffa postata da George Takei, e nuove mail a cui rispondere, tra cui una di una ex collega che propone di organizzare un incontro tra principianti di SDL Trados e una del mio ex preferito che mi chiede consigli su cosa fare a Berlino dal 19 al 24 marzo.

Rispondi alla ex collega. Aspetta, già che ci sei, proponi un locale con connessione WLAN. A Neukölln? A Neukölln. E sfoglia il calendario mostre che usavi ai bei tempi, e i siti di Komische Oper, Deutsches Theater, Berliner Ensemble, Sammlung Boros e Me Collectors Room. E torna a pensare al papa… E ascolta un po’ di Deutschlandfunk, e guarda chi era questa Rosemarie Fendel che è morta. Ah, hanno aggiornato la rubrica! Va be’, vediamo che si dice su Planetromeo. Una telefonata con MA e poi un po’ di puzzle e un po’ di Dorothy Porter (courtesy of Cornelius) prima di andare a letto.

Oggi? Uguale, senza risveglio papale. Si inizia con Xi Jinping, una mail di qua e una mail di là, alcune vecchie, altre nuove, la sala dei pavoni del Castello di Sammezzano, Corriere.it, Treccani.it, OneLook, Monopol TV. Esci a fare la spesa e a ritirare un pacco in posta. Prepara da mangiare, nel frattempo ascolta un po’ di Deutschandfunk. Leggi la pagina Wikipedia sul Gonzo journalism, pensa a un’intervista da proporre, scrivi un post sul documentario della BBC sulla vita familiare della regina Vittoria (iniziato su YouTube qualche giorno fa e poi lasciato in sospeso). Guarda un po’ chi è Piers Brendon. Controlla: dice proprio “boil your knees in whisky”? Spedisci la scansione del certificato, ritocca la candidatura per quel lavoro che ti ha consigliato C., scrivi un post su C., magari da postare domani. Chiedi a Lupo se gli vengono in mente altri guru e poi cerca di scovare in rete il tuo ex collega greco-tedesco dei tempi di Manfredo. Controlla dove hanno pescato il tonno che hai comprato oggi al supermercato. E un paio di altre battute sul papa: sulla sua sobrietà e sui gesuiti… no, adesso non ti metti a documentarti sui gesuiti! Esci a comprare Die Welt per M. “Eh, ma vedi che anche la Bild dà lo stesso peso a Franciscus e Xi Jinping?”. Annunci di lavoro, ci sarebbe il CV tedesco da aggiornare… Comincia a studiare la rivista che ti hanno spedito dall’Italia. Scrivi a Lupo di Massimiliano Gioni e della mostra al New Museum di New York. “Ma l’album dei Sonic Youth è del ’94! …. Sì, è stato il mio primo album dei Sonic Youth e forse l’ultimo, indissolubilmente legato al mio secondo interrail, in Scandinavia: con i due americani che nell’ostello di Bodø (o Narvik?), una palestra scolastica convertita per l’estate in ostello, si annusavano a vicenda mutande e calzini sporchi per capire se potevano portarli ancora per un giorno, a tutt’oggi una delle scene più romantiche della mia vita, e io sul mio letto ad ascoltare Experimental Jet Set, Trash and No Star e a guardare questi due, mentre i miei compagni di viaggio erano fuori a giocare a calcio”. E prepara la cena, e continua a studiare la rivista. E il CV? Cena e ascolta un po’ questo Nils Bech che segnala Butt. Norvegese pure lui, guarda a volte le coincidenze. Torna un po’ a documentarti per l’articolo, va. Ecco, gli scandinavi hanno trovato il termine perfetto per l’apertura del matrimonio agli omosessuali! Non solo il termine, proprio il concetto: non si introducono i “matrimoni gay”, si rende il matromonio gender-neutral.

ADHD e name-dropping. E un grande senso di vuoto. Domani vado in palestra con Lupo e spero che il sudore faccia il miracolo.

ATTENZIONE! Hai raggiunto il livello 6 di ALIENAZIONE

15 venerdì Mar 2013

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Despite cultivating an ordinary domestic image, the royal family was in a class of its own, living in splendid isolation. Dr Piers Brendon, University of Cambridge: “Really, when one contemplates the life of the royal family in the Victorian era, it’s more and more bizarre. Bertie, for example, could only have an even number of asparagus stalks on his plate because an odd number was bringing bad luck. Princess Louise thought that the only way you could achieve good health was to boil your knees in whisky every evening. I mean, it was quite extraordinary. They lived in a strange regal bubble, in which the only conversation was something that they themselves created. So they couldn’t really relate to other people. Other people had to relate to them.”

(Queen Victoria’s Children, BBC 2)

Who R U?

12 martedì Mar 2013

Posted by Ale in Ale

≈ 20 commenti

(Prego visualizzare lettere di fumo come nell’episodio dell’incontro tra Alice e il Brucaliffo)

Commentando questo post, una nostra lettrice mi ha fatto ripensare a voi che ci leggete in silenzio. Piuttosto di continuare a fantasticare sul vostro conto, vi chiedo di raccontarci brevemente chi siete tramite commento. Vi va? Basta un “disoccupata di Voghera, 34 anni”, un “insegnante di latino, Karlsruhe”, un “studentessa di ragioneria”, un “pensionato, appassionato di viaggi”, un “Aldo, sognatore”.

E oggi, tra parentesi, è anche il World Day Against Cyber-Censorship.

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