Scattate col mio nuovo cellulare tra gennaio e due giorni fa.
Iniziamo con la vista dal bagno dell’ufficio dove lavoro una paio di giorni alla settimana: inverno (prima e dopo il tramonto) e primavera. Il fiume è la Sprea.
Una delle mie chiese preferite. Mi piace perché è una fetta di espressionismo inserita in una torta per il resto fatta di palazzi classici di inizio novecento, con la facciata pastello o bianca. A due passi da casa mia. Fronte e retro (presto non più visibile dalla strada visto che stanno per costruirci davanti un nuovo caseggiato): quanto spesso vi capita di vedere la navata di una chiesa uscire dalla facciata di un condominio?
Il giardino d’inverno di un vicino.
Una serie di messaggi trovati in giro. I primi due sono autobiografici (il secondo viene da una delle mie cartoline più storiche: ho scoperto di recente, con grande piacere, che continuano a ristamparla), gli altri più sociali.
(Dice: “Guadagni meno di quanto meriti? Passa all’azione”)
(Dice: “Frocio e disorientato?”. Ultimamente molto disorientato. Sarà la crisi dei 40. Tra parentesi, “schwul” è un termine originariamente offensivo che la comunità gay tedesca ha fatto proprio in chiave emancipatoria. La storia dell’uso di questo termine è così complessa che la pagina Wikipedia a esso dedicata è di un lungo, ma di un lungo che non vi dico)
(Dice: “Dividere la Germania!”. Forse in italiano sarebbe più da tradurre con un imperativo alla prima persona plurale: dividiamo la Germania! Sì, mi sa che in italiano diremmo così)
(Queste si capiscono, no?)
(Anche questa)
(Questa è una scritta sul ponte vicino a casa mia. Iniziata da qualcuno — che secondo me voleva scrivere “Sure you will pay for…” — e completata da qualcun altro)
Bene. E chiudiamo con un po’ di street art.