I vostri beniamini, cercando il giorno di Pasqua un ristorante giapponese specializzato in cucina della regione di Kobe/Osaka, sono incappati nel ristorante russo per russi che ha preso il posto del giapponese. Un cameriere assai laconico che ogni venti minuti usciva a spostare di qualche metro la propria macchina parcheggiata davanti al locale ci ha servito una bortsch e una soljanka, una kiewskaya (pollo alla Kiev) e un pollo “tabaka” (dal menù: “come lo preparava la vecchia zia Sara”), una palacinka (la crêpe slava; non ricordo come la chiamino i russi) con il quark e una torta “Napoleon”.
“Cos’è la torta Napoleon?”
“Una torta.”
“… eh, allora prendiamo una torta Napoleon e una palacinka.”
Era difficile decifrare lo stato d’animo del cameriere guardandolo in faccia. Non muoveva molti muscoli. Alla fine, quando ci siamo alzati, ci ha chiesto che lingua parlassimo e quando gli abbiamo detto che siamo italiani ha sorriso benigno.
Ale