Ho deciso qualche annetto fa che se mai dovessi essere aggredito da dei neonazisti, fingerei di essere svizzero. Cercherei di giocarmi la carta Fratellanza Germanica, secondo me più sicura rispetto alla carta Asse Ro-Ber-To, forte anche del mio aspetto fisico 100% nordico: biondo (sort of), alto, occhi chiari.
Il mio accento quando parlo tedesco non è smaccatamente italiano. Il più delle volte vengo preso per francese, ma i neonazi che se ne fanno di un francese? In realtà potrei anche fingere di essere olandese, visto che in almeno due occasioni mi è stato chiesto se fossi originario dei Paesi Bassi, ma se poi questi mi dicono qualcosa in nederlandese e io non capisco? Mah, ne riparliamo quando riprenderò a studiarlo. Di certo non posso spacciarmi per norvegese o svedese… Insomma, per ora la nazionalità svizzera mi sembra la più sicura e la più facilmente falsificabile.
L’altra sera, aspettando la U8 ad Alexanderplatz, ho notato due ragazzi forse un po’ loschi che, ridacchiando, aprivano e chiudevano un barilotto di plastica bianco contenente… un pappone proteico da body builder? vernice? alette di pollo fritte? detersivo?
Quando ho incrociato lo sguardo di uno dei due, ho subito abbassato gli occhi e, qualche secondo dopo, nella mia testa è partito questo film:
– Ehi, che cazzo guardi?
– Mh? No, niente… guardavo… mi chiedevo cosa ci fosse in quel barattolo.
– Non sono affari tuoi!
– No, in teoria no, ma sono una persona curiosa e…
– E ti devi fare i cazzi tuoi.
– No, certo, ma è che mi piace sapere, o forse solo immaginare, cosa combinano le persone che incrocio lungo…
– Ma che dice questo?
Silenzio. I due ridacchiano, poi si fanno di nuovo seri. Il tizio che ha iniziato la cosa mi fa: – Ehi, ma tu poi che cazzo ci fai qui?
– Qui nel senso di metropolitana?
– Qui a Berlino. Da dove cazzo vieni tu?
– Da Neukölln.
– Non fare il furbo! Hai capito cosa intendo.
– Ah, da dove vengo originariamente?
– Eh.
– Dalla Svizzera. Italiana. Loca… Lugano. Conoscete Lugano?
– No. Svizzero, dice.
– Sì, Svizzera italiana, ma i miei bisnonni… i nonni di mio padre erano tedeschi. Anarchici tedeschi… di Colonia.
– Oh-oh, senti qua! Anarchici!
– Sì, di Colonia. Un paese vicino in realtà… Mentre la famiglia di mia madre è svizzera… protestante, da generazioni. Calvinisti… olandesi… sì, si parla di qualche secolo fa.
– Questo ci sta prendendo per il culo. Ehi, vuoi prenderci per il culo?
– Eh? No, rispondo semplicemente alle vostre domande.
– Ma non ci hai detto perché cazzo sei venuto qui, a casa nostra.
– Eh, questa è una domanda più difficile. Ma, comunque, vedete che anche voi avete questa curiosità nei confronti del vostro prossimo… è una cosa sana, eh. È una delle cose di noi umani questa curiosità… Ma, per tornare alla vostra domanda, ora, premettendo che pago le tasse qui dal… adesso non ricordo esattamente da quando, ma insomma son diversi anni che pago le tasse qui. Fatto sta che sono venuto qui nel 2002 con il mio amico…
– Nel 2002?
– Sì, a marzo. Non è stato facile all’inizio: cercare casa, un lavoro, tutte le cose burocratiche, farsi un giro di amici…
– Mica te l’aveva ordinato il dottore di venire qui. E in Svizzera mica siete poveri! Siete più ricchi di noi berlinesi!
– No, è verissimo. Però, sapete, a volte uno… Mia madre una volta mi disse: “I nonni dopo la guerra sono dovuti emigrare in Belgio perché qui non c’era lavoro. Io e papà abbiamo potuto restare qui e l’attività che abbiamo aperto, all’inizio con tanti sacrifici, alla fine, come sai anche tu, è andata molto bene, siamo riusciti a raggiungere una certa sicurezza economica: tu e tua sorella siete cresciuti nel benessere. Ecco, poi tu hai deciso che qui ti mancava qualcosa, che non eri felice, che la tua terra non ti dava quel che volevi o ti stava stretta, non so, e così, come i nonni, sei andato all’estero, ma appunto non perché qui non ci fosse lavoro…”. Ecco, a parte il fatto che non è che il mio Pease mi andasse stretto, era proprio che mi ammazzava, perché non mi voleva, ma questo è un altro discorso… volevo aggiungere che in realtà adesso la situazione è cambiata di nuovo anche in Ita… nella Svizzera italiana! Anche in Svizzera, anche nella mia città, che era ricca quando io son partito, c’è chi comincia a espatriare perché non trova più lavoro… Sono un paio d’anni ormai…
– Ma, senti un po’, che guerra ci sarebbe stata in Svizzera?
Per la prima volta è l’altro dei due a parlare.
– Eh?
– Hai detto che i genitori di tua madre dopo la guerra sono emigrati in Belgio. Di quale guerra stiamo parlando?
Torna a parlare il mio primo interrogatore: – Che poi anche la Svizzera adesso chiude le frontiere ai croati…
– Verissimo, lo dicevano oggi alla radio. Ah, ecco che arriva la mia U-Bahn. Scusatemi, ma devo salutarvi. Ci siamo fatti una bella chiacchierata, no? In realtà un po’ unidirezionale… io alla fine ancora non so niente di voi e del vostro barattolo… sarà per la prossima volta!