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~ Da Berlino il blog bicefalo che non parla tedesco ovvero due campagnoli veneti nella grande città.

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Archivi Mensili: marzo 2012

Tazza morta

22 giovedì Mar 2012

Posted by tlupo in Ale

≈ 3 commenti

Che dolore separarsi dalla tazza che mi ha accompagnato per… non so, sei anni? L’avevo barattata con un paio di diari della ditta canadese che rappresentava Manfredo alla fiera del libro di Lipsia, credo, del 2006. Aspetta, ho ancora il biglietto da visita dello standista della Junge Welt che me l’aveva data: C.T. si chiamava. Era la fiera del 2007. Ogni giorno l’ho usata, più volte al giorno. Quante ne ha viste in cinque anni. M. dice che dovrei riutilizzarla, per esempio come portapenne, ma io non ce la faccio a tenermi il cadavere impagliato in casa, quindi l’ho fotografata e poi l’ho buttata.

Si è rotta lunedì notte. Era anche la mia unica tazza da caffè. Martedì sera ne ho comprata una nuova da Karstadt. Quanta scelta! Alla fine — “Gentili clienti, Karstadt sta per chiudere. Vi ringraziamo della visita e vi auguriamo una piacevole serata” — ho optato per quella più economica: 3,90 euro, in offerta. Quando a cena l’ho mostrata a MA e P., P. mi ha detto che il suo ragazzo la definirebbe fané. Già le voglio bene.

Ale

Come consigliato dal caro Carletto…

20 martedì Mar 2012

Posted by tlupo in Ale

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…. in un commento a questo post, ho installato in giardino quattro bottiglie anti-gatto.

Derek Jarman avrebbe approvato? Mah. A me sembrano molto graziose. Magari nei prossimi giorni ne aggiungo delle altre.

Ah, sulla destra vedete il tronco della quercia, avvolto dall’edera, che ci impesta di ghiande ma che è tanto bella quando ha le fronde verdi a guardarla sdraiato sul divano.

Ale

Update (22/03/2012) – I gatti di Neukölln non si lasciano intimidire e cacano mezzo metro più in là.

Zehn Jahre Berlin!

19 lunedì Mar 2012

Posted by tlupo in Ale

≈ 5 commenti

Tra qualche ora, dieci anni fa, io e Lupo arrivavamo a Berlino. Vi ho già raccontato delle cornacchie grigie che ci hanno accolto? Mi sembra di sì. Questa mattina mi hanno salutato mentre andavo a fare la spesa.

Dieci anni fa il Möbel Olfe ancora non esisteva, ma c’era già Wowereit. Il Palast der Republik era ancora in piedi e gli aerei volavano ancora su Tempelhof. C’erano Schröder e Stoiber, che ora sono spariti dalla circolazione. Ströbele invece già allora si vedeva a tutte le maniferstazioni e lo si continua a vedere, con o senza bicicletta: l’ultima volta a Pariser Platz alla protesta contro la proposta di legge omofoba di San Pietroburgo. Il bellissimo Bode Museum era ancora chiuso per restauro, il busto di Nefertiti era ancora a Charlottenburg, di fronte al Museo Berggruen. Cazzo, Heinz Berggruen era ancora vivo. E anche Charlotte von Mahlsdorf. Oh, adesso mi viene da piangere a guardare questa sua apparizione televisiva del 1995 dove racconta di essere in procinto di trasferirsi in Svezia.

Ale

You will find me if you want me in the garden

12 lunedì Mar 2012

Posted by tlupo in Ale

≈ 4 commenti

Finalmente ho raccolto le foglie cadute lo scorso autunno. Tredici sacchi da 120 litri  ho riempito – due con l’aiuto di Lupo. Ho anche potato il nocciolo. La vera rogna sono le ghiande della quercia dei vicini. Se non le raccolgo regolarmente, poi d’estate mi crescono decine di quercine. Ma dove sono le due ghiandaie che giravano da queste parti l’anno scorso when you need them?

Qui la prima porzione di giardino liberato da foglie e ghiande (sullo sfondo, da sinistra, la fossa del bokashi abbandonato e la canoa che la stronza famigliola che usa il giardino come fosse una cantina ha incatenato alla rete l’estate scorsa):

Che poi non è nemmeno brutta quella canoa messa lì, anzi. Ma il punto è che davvero sono degli egoisti del cazzo questi giovani studenti lavoratori verdi con le loro bambine. Nemmeno hanno chiesto se era okay incatenare una canoa a tempo indeterminato alla rete del giardino, tra l’altro proprio sopra le piantine (felci?) che l’altra verde del condominio aveva interrato (e poi abbandonato al loro destino) due anni fa e ora stanno ricrescendo. Comunque, chiesto o non chiesto, la cosa che mi turba è che con questa canoa creino un precedente e prima o poi tutti scarichino in giardino le cose che non gli stanno in casa.

A proposito invece della piaga delle ghiande, le “puttane polacche”, come le definì il nostro dirimpettaio, che vivevano qui prima di noi (in realtà, come ho già avuto modo di scrivere, fu un accademico tedesco a lasciarci questo appartamento dieci anni fa) avevano trascurato il giardino per tanto tempo che la prima volta che io e Lupo ci mettemmo mano dovemmo farci strada a colpi di machete tra le quercine diventate quercette. Questo per dire che bisogna starci dietro, altrimenti prendono il sopravvento e ci si trova un bosco fuori dalle finestre di casa.

Raccogliendo foglie e ghiande, ho trovato 54 centesimi (una moneta da 50 e due da 2), qualche involucro di plastica, le asticelle dei razzi dell’ultimo 31 dicembre e diverse palline da albero di Natale lanciate dalla finestra da uno dei miei cari condòmini. Le ho appese a un ramo del nocciolo, che di suo è una pianta alquanto insulsa.

Bene. Una volta ripulito il giardino, i gatti dei vicini (gli stessi della quercia) sono tornati a cagare di fronte alle mie finestre:

Poi, come si nota dalla foto qui sopra, coprono tutto con la terra, eh. Non sono rigorosissimi nel coprire, ma che ci vuoi fare? M. mi consiglia di annaffiare il giardino di ammoniaca. Il fatto è che qui non la vendono al supermercato. E poi voglio davvero impestare il mio giardino più di quanto già non lo sia? A proposito di canoa invece, in questa foto sta proprio bene, col gatto e tutto quanto. Vedi che alle volte non tutti i mali vengono per nuocere?

Sotto le foglie che si erano accumulate attorno al tavolo da giardino dei D. ho trovato una tovaglia tutta strappata e maculata di muffa nera. L’ho stesa su quella inutile ma bella struttura fatta a Π dove vanno a suicidarsi i passeri e le cinciallegre e lì l’ho lasciata per una settimana. La butto? Non la butto? Lupo mi diceva: “Ma buttala!”. Ho chiesto al figlio della ex hausmeisterin, ora hausmeister, se per caso fosse loro. “Nö”, ha risposto. Sarà dei D.? Ieri mattina mi sono svegliato e la voglia di prenderla e sbatterla nel cassonetto del misto era forte e ruggente. Invece di cedere a questa voglia, ho scritto un messaggio che poi ho appeso in corridoio:

— Car* vicin*, di chi è la tovaglia bianca che c’è nel giardino posteriore? È lì per terra dall’estate scorsa ed è tutta ammuffita. Pensavamo di buttarla, se per voi è okay. Tanti saluti, Ale e Lupo* (piano terra, sin)

Mezz’ora più tardi, mentre raccoglievo ghiande e facevo a pezzi i rami potati del nocciolo, è arrivato il signor D., che nel suo tedesco approssimativo mi ha detto: “È delle bambine la tovaglia. Buttala. È qui da un anno. Quelli del terzo piano. Buttala, guarda in che stato è!”.

Di nuovo la famigliola del cazzo quindi. Un giorno o l’altro dovrei mettermi lì e, con calma, cercare di stilare il loro profilo psicologico. Dei genitori, intendo. Le bambine sono un altro paio di maniche. Così, senza rifletterci troppo, mi verrebbe da dire che quantomeno la mamma è una di quelle giovani genitrici berlinesi che credono di essere padrone del mondo solo perché hanno messo al mondo un potenziale futuro cancelliere, o cancelliera. I peggiori tra i neogenitori stronzi sono quelli che fanno la spesa 100% bio. Oh, sarà un caso che nei supermercati bio nessuno mi ha mai chiesto se volevo passare avanti alla cassa visto che avevo un cartone di latte e un pacchetto di patatine e loro un carrello pieno fino all’orlo? Ah, no, aspetta: proprio la settimana scorsa un babbo con figlio mi ha detto di passare. Sì, comunque uno contro i cinquanta e passa dei supermercati normali.

Mah. Forse dovrei piuttoso lavorare sul mio profilo psicologico, che non ho il coraggio di buttare via una tovaglia evidentemente abbandonata per paura che poi il proprietario un giorno possa venirmi a dire: “Ma come si è permesso di gettare nella spazzatura la mia tovaglia? No, ma dico: scherziamo?”, e invece di prendermi la responsabilità di giudicare la tovaglia in questione rinnegata e dimenticata e di conseguenza, visto il suo stato irrecuperabile, buttarla via e poi eventualmente spiegare le motivazioni della mia scelta, appendo un foglio in corridoio per sincerarmi che nessuno possa in futuro aversene a male e, una volta ricevuta la benedizione del signor D., che non ha nessuna voce in capitolo, prendo la tovaglia e la infilo con grande soddisfazione nell’ultimo sacco da 120 litri assieme a ghiande, foglie e rami.

Questa mattina, quando è suonata la sveglia, io e mio figlio eravamo fermi a un incrocio, ognuno sulla propria bicicletta: dovevamo svoltare a sinistra e aspettavamo che le macchine che ci venivano incontro sull’altra corsia passassero tutte… E se poi tuo figlio, quando gli insegni a muoversi in bicicletta nel traffico cittadino non si ferma in tempo, non vede l’auto che arriva, non sente l’autobus… Oddio! Ho pensato: che cazzo ne so io di cosa vuol dire avere un figlio? Doverlo proteggere, sfamare, educare, portarlo in canoa a conoscere il mondo.

* Per motivi burocratico-amministrativi, non mi va che si sappia che Lupo non vive più qui

Ale

Bollocks!

10 sabato Mar 2012

Posted by tlupo in Ale

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Dopo una giornata come questa dovrei, chiusa la porta di casa, gettarmi sul letto e, penna alla mano, lamentarmi della crudeltà di questa città. “Ah, Berlino! Quanto sai essere generosa, tanto sai essere spietata”.

Stronzate! In realtà il paese dove sono cresciuto sa essere altrettanto feroce. Anche le cittadine dove ho studiato, e le città che ho visitato, da solo o in compagnia. A volte perfino i miei amati boschi: certi giorni sono morbidi e accoglienti, altri giorni continuano a farmi lo sgambetto.

Sfatiamo il mito della metropoli madre e matrigna, santa e puttana. Berlino e Soverzene, dove “nel 2006 si sono censiti 13 stranieri (3,1% della popolazione totale); di questi, 8 erano Croati e 5 Marocchini”, sono la stessa cosa. Hanno la stessa forza annientatrice.

…

Ma che cazzo sto dicendo?

Ale

Sandwich

06 martedì Mar 2012

Posted by tlupo in Ale

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Ovvero: un sabato tutto bellezza e bontà spalmato tra un venerdì di torture mentali e una domenica di ansia da prestazione e stanchezza.

(Ma soprattutto: lo vogliamo postare questo post di due settimane fa che ci sta intasando il flusso postale?)

Che poi mica è tutto bianco o nero. O, per non abbandonare troppo in fretta la metafora del panino all’inglese, venerdì e domenica non sono stati in tutto e per tutto due fette di pane insipido e spugnoso, o secco e ammuffito, a seconda. Sono successe anche belle cose. Venerdì per esempio, tra una tortura e l’altra, c’è stata una cena da Musashi con la Principessa sul pisello. E domenica una fetta di torta in cimitero con l’adorato Fratello ingegnoso, che non vedevo da una vita, e una cena da Tabibito con Piumadoro. Eppure, belle cose hin oder her, il sapore che avevo in bocca era amaro, o sciapo.

Quello che mi chiedo è: perché sono in balia degli astri e dei miei umori? E come faccio a prendere in mano le redini del mio destriero bipolare e condurlo a pascere erbe verdi e rugiadose quando mi pare e piace?

Insomma, perché venerdì non riuscivo a uscire dal labirinto di preoccupazioni, sensi di colpa e inutili visioni apocalittiche scatenati dal tentativo di rimuovere l’Urinstein dalla ceramica del water in vista del pernottamento a casa mia di un ingiustamente misconosciuto blogger di nicchia italo-tedesco? (Preoccupazioni, sensi di colpa e visioni che non avevano niente a che fare con tale pernottamento, sia detto per tranquillizzare il blogger di nicchia. Le pulizie casalinghe e il giardinaggio sono due attività che stimolano la produzione di bile gialla e bile nera. Mentre lavare i piatti mi tranquillizza un sacco. Ma questa è un’altra storia). E perché domenica ho dovuto lottare da mane a sera con la frustrazione di non riuscire a fare nemmeno un decimo delle cose che voglio/devo fare? E perché invece il sabato, da quando mi sono alzato a quando sono tornato a letto, è stato una sinfonia tutta allegra e soave? Non che sia andato tutto liscio: il secondo tentativo di remake del video di Video Games di Lana del Rey, per esempio, non è venuto affatto come volevo, e la mostra di Monica Bonvicini da Max Hetzler non mi è piaciuta; eppure la sensazione di base è stata di muovermi lungo il corso della giornata ballando. Con la maestria di un ballerino che ha imparato a muoversi studiando, provando e riprovando per anni e alla fine è riuscito ad assimilare la grazia rendendola elemento costitutivo di ogni suo muscolo, nervo, tendine e osso.

Possibile che non riesca a scoprire la formula dell’alchimia notturna che tra venerdì e sabato mi ha trasformato per un giorno in Fred Astaire (senza dover scomodare Nižinskij, con il quale condivido invece la dementia præcox)? A passo di danza ho preparato due insalate per Hänsel e Gretel e con loro ho visitato due inaugurazioni: la già citata mostra da Max Hetzler e You Killed Me First, retrospettiva sul “cinema of transgression” del Lower East Side degli anni ’80. Ero talmente di buon umore che le note dei Sonic Youth e le immagini di Richard Kern, Nick Zedd, Lydia Lunch e compagnia bella mi sono risultate non solo digeribili ma anche gustose. E le poche stronzate viste e non capite o non apprezzate non mi hanno fatto sprofondare nello scazzo. E i cuoricini scaturiti dalla visone di David Wojnarowicz mi hanno accompagnato fino da Max Hetzler, dove hanno travolto uno scultore carinziano, allievo di Monica Bonvicini, e da lì fino a Prenzlauer Berg, dove hanno avvolto per più di un’ora in forma di cuoricini alati un cameriere coreano. Scultore e cameriere se ne sono tornati a casa con un mio biglietto da visita in tasca. Sarà stato il video dell’ultima apparizione televisiva di Mina (Ancora, ancora, ancora – 1978) visto a pranzo con Hänsel e Gretel a caricarmi di sensualità? No, il punto è proprio che sabato il mio organismo riusciva ad assimilare qualsiasi cosa: dall’insalata più insipida al maledettismo newyorkese di ‘sti cazzi.

Fatto sta che, prima di andare a letto, mi sono riguardato il video di Ancora, ancora, ancora. L’ho condiviso e ho aggiunto il pezzo alla mia lista di canzoni da scaricare. E ho pensato che la parrucca comprata per impersonare Lana può andar bene anche per fare l’ultima Mina televisiva.

Mah.

Il lunedì è partito con un’impennata di segni di buon auspicio – le due gazze nel parco, il mio intervento eroico in ufficio che ha salvato la colazione in scatola della collega morrisseyana… “Grazie, mio eroe! A proposito, hai sentito che abbiamo i topi in ufficio? Sì, mi hanno mangiucchiato tutto il pane…” – per poi finire in un fosso.

Ale

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